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al testo di Ivan Pozzoni
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L’una di notte non suona mai così spontanea dalle mie mani dense di ragadi non battono doloranti filastrocche, da anni, oramai, sono vittima collaterale di una metrica troppo risoluta schiava di no Tav, no Vax, no tax, no fly zone, i miei acidi gastrici carburano con tonnellate di Pantoprazolo con la digestione impedita da uno stomaco butterato dai buchi del vaiolo.
Responsabili e irresponsabili allo stesso momento rogitiamo case come se dovessimo vivere in eterno, non ci fidiamo a essere padri o madri e, con nonchalance, adottiamo amori destinati a non sopravvivere un decennio non vediamo l’ora, dopo una giornata, che il destino ci scodinzoli alla porta e non ci rendiamo conto, allo specchio, di barattarci con tigri di carta.
Pure va tutto bene e non c’è niente che funziona, attento alle calorie in eccesso, col contapassi da asino da soma, bulimizzo ogni sentimento, enigmatico come la sfinge di Chefren, nessuno saprà mai se sono pago o sto a tre metri dall’overdose d’En, ubiquo nell’arena, sotto il drappo rosso, bovino dall’aspetto esangue, non si capisce se sono qui o vorrei stare ovunque.
[inedito 2019] |
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